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I SUPER POTERI DEL VITTIMISMO
ECCO PERCHE’ È COSI DIFFICILE ABBANDONARLO

 

Se quando racconti la tua storia d’amore ti LAMENTI dicendo spesso:

“Lui-Lei mi ha fatto … questo e quello, mi ha tradito, rubato i soldi, mentito…”
                                                                                                                      “Lui-Lei è …un narcisista, egoista, malato …”
“Lui-Lei mi dice che … sono incapace, brutta-brutto, che non capisco niente”
                                                                                                                            “Io ho fatto tutto il possibile e non è servito a niente.”
“Faccio di tutto per continuare ad aggiustare le cose.”
                                                                                          “Faccio tutto io”
“Ho investito tanto in questo rapporto e ora mi ritrovo con le pive nel sacco.”

molto probabilmente hai un atteggiamento vittimista.

Lise Bourbeau definisce la vittima come “quella persona che crea, nella propria vita, problemi di ogni genere, soprattutto problemi di salute e problemi finanziari per attirare l’attenzione.”[1]
Il vittimismo è un’autodifesa, un modo di crearsi un alibi, una auto giustificazione adatta a sollevarti dal peso dei fallimenti, dalla responsabilità.
Pensare di essere vittime, farsi vittime, è una tentazione giustificatoria.
È pensare di non aver nessun potere di cambiare la propria situazione, relegando se stessi alla pura condizione di “abbandonati” o “non amati”, “non voluti” per colpa e responsabilità di chi “avrebbe dovuto”.

Oppure è pensare di essere soggetti a immense forze negative, infinitamente più grandi di te.

Forze che molti identificano nei “poteri occulti”, nelle cattive energie, nelle trame dei governi, nel problema dell’inquinamento, nella stoltezza di chi ti circonda, nella persona che attualmente ti crea (non sei forse tu stesso a sentire?) dolore.
Credere che tutto ciò che ti accade sia perché il mondo è cattivo e stronzo.
O che ci sia un destino avverso, scritto nelle stelle, nel DNA o nella cultura della tua città, regione, stato.

Se pensi così, sei fottuto, o fottuta.

Attenzione!

Non è che non sia così.
È che non è SOLO così.

I governi, l’inquinamento eccetera eccetera, esistono, fanno i loro danni ma….

Contrariamente a quanto potresti credere, dato che ti senti “vittima” e quindi oggetto passivo di ciò che ti succede, sappi c’è molto potere in questo tipo di atteggiamento affettivo.

Ti elenco alcuni dei superpoteri:
1)    ricevi attenzione, aiuto e cura e ragione.
2)    Le persone intorno a te diventano cedevoli.
3)    Appari come l’ ”intelligente” della situazione, colui-coleI che capisce come vanno veramente le cose.

Peccato che questi superpoteri siano fasulli e che producano molto dolore sia a te, che inconsciamente adotti questa modalità difensiva, che agli altri.
Sappi anche che i superpoteri del vittimismo generano contro-reazioni.

Infatti:
1)       se hai ottenuto attenzioni, cura, ragione e solidarietà spesso queste arrivano da parte di chi ha “bisogno di dare” per soddisfare il suo bisogno di valore e la sua bontà. I tuoi “vantaggi” sono quindi offerti da chi a sua volta manipola il tuo bisogno per ottenere il suo credito d’amore.
2)       Se chi hai manipolato con il tuo vittimismo diventa cedevole, sappi che costui o costei cede solo perché ha paura delle tue recriminazioni, dei tuoi ricatti affettivi, dei tuoi capricci e che prima o poi avrà sbotti d’ira dei quali tu sarai completamente sorpresa, sorpreso, e di fronte ai quali nuovamente farai la vittima.

Ora invece ti elenco cose di cui, se hai tendenza al vittimismo, ti privi:

1)    di dare e ricevere amore                                       anziché commiserazione
2)    di sentire gioia e riconoscenza                              anziché recriminazione
3)    avere relazioni generose, stabili e intense              anziché relazioni ricattatorie.

Ecco perché ti conviene uscire dalla comfort zone del tuo vittimismo, rinunciare ai suoi subdoli poteri e decidere di domandarti come e quando usi vittimismo anziché assertività.

“I will sit by myself in the darkness.
There is so much strength and pleasure in being a victim.
She will not free herself from the chains,
She will turn them into a security blanket,
Her children will carry her through life.”[2]

Mi siederò per conto mio nell’oscurità.
C’è così tanta forza e piacere nell’essere una vittima.
Lei non si libererà dalle catene;
lei le trasformerà in una coperta protettiva.
I suoi figli la porteranno di peso attraverso la vita.

Questa poesia mi ha colpito come una mazzata.
Quando l’ho letta ha innescato in me una serie di emozioni chiare e forti intorno al potere-piacere del vittimismo.
Emozioni che mi hanno portata a stanare le migliaia di volte che, per ottenere un vantaggio affettivo, mi sono data la zappa sui piedi da sola.

Faccio degli esempi concreti:

1)       Vittimismo e manipolazione. Da bambina mi ammalavo spesso. Ricordo perfettamente il piacere pieno di senso di colpa di quando prolungavo la mia malattia riscaldando il termometro sulla lampadina del comodino accesa.
2)       Vittimismo e rabbia. Patrizia è una provocatrice. Quando non riesce ad avere attenzione o a non ottenere le ragioni che crede di avere, interrompe la conversazione uscendo dalla stanza, alzando la voce, insultando chi (non) l’ascolta, per poi lamentarsi dell’incapacità di comprensione di chi le sta vicino.
3)       Vittimismo e senso di colpa. Silvana, una persona che ha seguito il mio percorso, durante la sua separazione dal marito rimandava di prendere dalla ex casa coniugale un mobile di sua proprietà. “Pensando al mio mobile ho provato un senso di colpa per avere abbandonato le mie cose lì. È come se io volessi che le cose rimanessero lì per continuare a sentirmi vittima. Mi serve che le cose rimangano li per appigliarmi ad una rabbia.” Il pensiero di quel mobile lasciato mantiene alto in lei il sentimento di ingiustizia, la sensazione che qualcosa non sia al giusto posto. Soprattutto mantiene aperta la possibilità di una rivendicazione opportunistica.
4)       Vittimismo e vendetta. Antonia, una giovane donna diceva spesso al suo compagno: “Vedi? Adesso sto male per colpa tua!”
5)       Vittimismo e desiderio dolente. Piera aveva paura che se avesse realizzato i suoi desideri non sarebbe stata più amata dal suo fidanzato. Le sue frasi cardine sono state: “Vedi! Non riesco a fare niente, non sono buona a nulla.”; “Lui mi impedisce di fare quello che desidero.”.

Tu di che vittimismo sei?

Raccontami un episodio in cui riconosci di avere adottato questa politica affettiva!

In cosa consiste il vittimismo?
Consiste in atteggiamenti di pretesa, di richiesta di aiuto e soccorso.

La richiesta è di “essere salvati”, difesi, amati o riconosciuti da qualcuno.

L’atteggiamento vittimistico coinvolge spesso terze persone, come per esempio: amici, parenti, un avvocato, la polizia, uno psicologo, i quali vengono coinvolti nella richiesta di aiuto e partecipazione dando così luogo a caleidoscopi relazionali a volte molto complessi. Il coinvolgimento di terzi costruisce una sorta di tribunale della relazione, perché nella ricerca di alleanze con amici e terapeuti, si amplifica la necessità di attribuire colpa, responsabilità all’altro per ottenere una condivisa esecrazione e la sua condanna.

Che l’offesa sia reale o semplicemente sentita tale, poco conta ai fini di questo scritto il cui scopo è aiutarti a riconoscere se e come utilizzi questa modalità difensiva nella relazione d’amore.

È molto importante evidenziare questo atteggiamento perché esso è di ostacolo alla capacità di far valere i tuoi punti di vista, bisogni ed esigenze.

Innanzitutto, chi è la vittima?
La radice etimologica del termine deriva dal latino vix, ovvero: “ciò che si ricambia”.
Vittima era il cibo offerto agli dei a scopo propiziatorio o rituale e quindi vittima è qualsiasi essere vivente consacrato e immolato ad una divinità.

Un’altra etimologia fa risalire il termine vittima a victa, legata, perché la vittima veniva legata.

Chi soffre di vittimismo ha sviluppato sin da bambino la percezione che da solo non ce la fa, che solamente con l’aiuto di mamma-papà e poi compagno o compagna, potrà muovere i suoi passi nella vita.

Indecisione, inadeguatezza, ansia e paura costellano i sentimenti del vittimista.

Un aspetto importante da rilevare è che la nostra cultura tende ad “amare” le vittime.
In quanto bisognose, esse sono la palestra perfetta per esercitare i sentimenti di solidarietà, bontà, e altruismo.
Ho spesso osservato che l’aiuto buonista e commiserevole relega le vittime al loro ruolo incastrandole in una sorta di posa immobile, come statue, nel loro ruolo che facendole diventare strumento della bontà altrui, semplicemente avvizziscono nella loro statuaria posizione.

Ti prego di osservare che:
“quasi mai la vittimizzazione rende umane le sue vittime.
Essere una vittima non ti garantisce l’attribuzione di una superiorità morale.”[3]

L’essere vittima, fare la vittima, rischia di diventare una trappola mortale che ti impedisce di smettere di esserlo a beneficio di altri.

Il carattere vittimista tende a drammatizzare molto; ha fantasie catastrofali e vive un intimo senso di continua paura.
La sua paura più profonda è l’abbandono.

A volte il vittimista si ritira dal mondo vivendo internamente a sé un misto fra insicurezza e ambizione, fra miseria e grandezza.

Da bambina spesso mi nascondevo attendendo con ansia il momento in cui qualcuno mi avrebbe cercata.

Secondo l’uso corrente del termine, è vittima:

a)       Chi subisce senza avere violato regole convenute, viene sottoposto ad angherie, maltrattamenti e sofferenze spesso in qualità di “capro espiatorio”.
b)       Chi soccombe all’inganno o alla prepotenza o alle imposizioni altrui.
c)       Giuridicamente è vittima la persona offesa da un reato.
d)       Vittima è anche chi perisce in una sciagura naturale o in un atto di terrorismo.

Per riconoscere se stai attuando una politica affettiva da vittimista, osserva quanto segue:

•   Incolpi l’altro di non fare abbastanza per te.
•   Quando sei in modalità di richiesta o di autodifesa ti esce una vocetta stridula da bambino, bambina.
•   Scacci il partner quando invece vorresti essere rassicurata, rassicurato.
•   Diventi insistente.
•   Metti il broncio.
•   Non fai i tuoi compiti casalinghi.
•   Chiedi spesso consiglio su come agire cercando di metterti al riparo da eventuali errori e, soprattutto, potendo dire poi, a guaio fatto: “non è colpa mia, me l’ha detto … l’amico, il parente, il terapeuta, l’avvocato.
•   Metti in crisi l’altro e poi quando sbotta: accusi.
•   Metti i problemi reali sotto il tappeto.
•   Ti senti come se gli altri si approfittassero di te.
•   Ti auto accusi ma senza prenderti responsabilità concrete.
•   Hai atteggiamenti di forte riprovazione verso i “colpevoli”? Alcun che sono state vittime, perseguitano i colpevoli, e chi loro somiglia, con un fervore simile a quello che a suo tempo hanno avuto questi nei loro confronti.

Tutti, in grado maggiore o minore, abbiamo un certo grado di empatia. Ci piace essere d’aiuto, manifestare la nostra compassione e solidarietà.
Chi più, chi meno, ognuno di noi aiuta chi soffre.
Abbiamo bisogno di aiutare per esercitare i nostri poteri di umanità, per crescere in bontà.
Abbiamo bisogno di scambiare la nostra energia con quella di chi ci è vicino perché lo scambio di energia mantiene vivi.

Ecco, il vittimista sceglie fra chi ha bisogno di dare, le sue vittime perché la sua massima paura è la solitudine. Chi si sente solo e sviluppa la “bisogno di dare” entrando nel circuito del dare ingeneroso e del “dare per avere”, ha la stessa paura di fondo: abbandono e solitudine.

Consigli per uscire dal vittimismo e ottenere, da sé e dal partner, una qualità d’amore sincera e duratura:
1) Lamentati più che puoi, fallo fino in fondo, fino a lacerarti se vuoi, ma fallo in modo costruttivo cercando soluzioni concrete ai tuoi bisogni.
2) Scarica la tua frustrazione in un momento specifico della giornata, 10 minuti allo specchio, e poi mantieni un silenzio tombale sulle ragioni del tuo scontento per il resto della giornata perché più spesso ti lamenti, meno riesci a ottenere ciò che è importante per te e più allontani chi ti è vicino.
3) Fai qualcosa che riguardi gli altri e non te. Sii gentile, offri il tuo aiuto per strada, al supermercato, in un ufficio. Molti vittimisti sono diventati terapeuti, medici, “fratelli e sorelle” maggiori, volontari, aiutanti, counselor.
4) Guardati intorno, conta le righe del selciato, gli alberi del viale di casa tua, le stelle in cielo.
5) Inizia un progetto il cui scopo ti sta a cuore.
6) Sii vero, o vera, dichiara i tuoi bisogni e desideri esattamente come li senti.
7) Usa gli occhi per vedere cose reali e non per alimentare la tua immaginazione.
8) Riconosci l’eccessivo assorbimento in te
9) Accorgiti di quando stai usando la tua sofferenza personale per “agganciare” qualcuno

Sappi che se non elabori il vittimismo sei destinato a essere vittima di te stessa, te stesso, e rimarrai con la sensazione di solitudine che ben conosci, distribuendo colpe, responsabilità fittizie, sostenendo che gli altri non ti capiscono, che non vogliono aiutarti, che non sono capaci, che non capiscono niente, che il mondo è inquinato, la politica fa schifo e che tutta colpa della tua data di nascita e di chi ti ha messo al mondo.

Ricordati la novella “Tu che cento chili sei?”.
Nessuno è un criminale affettivo
Ognuno, cercando il suo bene, inventa strategie difensive che spesso non ottengono il risultato voluto: saper dare e ricevere amore.
“Anche lui come te…!”

Sii concreta, concreto.
Diventa il guerriero che cerca in terra le sue stelle!

Spero che questo scritto ti sia di aiuto e guida.
Con amore,
Olivia

[1] Lise Bourbeau “Le cinque ferite e come guarirle” Ed.Amrita pag. 33
[2] Ho trovato questa frase all’interno di una installazione alla Biennale di Venezia del 2019. L’autrice, di cui non riesco a rintracciare il nome, è figlia di ebrei deportati e morti in un campo di concentramento. Questa frase faceva da sottotitolo una sua opera, se non ricordo male una tenda da matrimonio ebraico.
[3] “Amore liquido”. Zygmunt Baumann ed. Economica Laterza pag.141

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