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LA FERITA DEL TRADIMENTO IL PRIMO DANNO È ELETTROMAGNETICO.

Se stai soffrendo di gelosia, piangi a fontana e vorresti stare meglio ti consiglio di proseguire nella lettura.
Se non dormi, se ti fai mille domande e resti senza nemmeno una risposta, vai avanti con questo post fino in fondo.

Ne avrai beneficio.

Avrai una strada da percorrere per iniziare a rasserenarti, a mettere riparo nel primo livello del dolore da tradimento.

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Il tradimento tocca la parte più profonda del tuo sistema affettivo.
La tua mente, quando il cuore è ferito, recita come un rosario queste due semplici domande:

“CHI SONO IO PER TE?”
“CHI SONO IO SENZA DI TE?”

Questi due quesiti hanno superato, annullandola l’unica domanda davvero salvifica, il semplice e vitale “Chi sono IO?”

I confini di “IO” si sono slabbrati, come una rete di protezione abbattuta dal vento, lasciano passare emozioni, credenze, convinzioni, spesso quelle altrui, senza che sia più possibile filtrarle alla luce di un “se stesso”, presente nel qui e ora, consapevole, integro, ben adattato.

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Ottavia ha una relazione con Ottavio. Non sono conviventi. Lui sostiene che per questo si sente single. Esce con gli amici, ha diversi interessi e gruppi di persone che frequenta autonomamente. Ottavia strina. Quando lui esce ha attacchi di ansia e gelosia. Sta veramente male. Cerca di calmarsi controllando sui social le attività del compagno. Si domanda perché sta così male. Non gli fa domande dirette sulle sue amicizie perché “la libertà è sacra e le amicizie sono importanti.” Sente che se facesse domande, metterebbe a rischio la relazione e non vuole questo. Ha paura di perderlo.

Vincenzo ha vissuto per anni in una relazione definita aperta ma sostanzialmente chiusa perché i partner sono stati comunque fedeli. Fino a un certo punto. Vincenza ha una storia con un altro. Vincenzo crakka. Sta malissimo. Piange e trema. Il suo mondo ideale è crollato. Ciò che credeva di sé, semplicemente non è più vero. Non è libero, é geloso. Lei è arrabbiata perché “non ha fatto nulla di male”. La parola libertà era nei piani della coppia e così lei si sente tradita non meno di lui.

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In entrambe le storie che ho descritto c’è un idealismo sulla libertà che non va per nulla d’accordo con chi Ottavia e Vincenzo sono veramente. La loro mente si è creduta, e si crede “aperta”, complice di un bon ton poliamoroso e di un’etica amicale mentre il loro corpo, la parte elettromagnetica del corpo, invece è territorialmente tribale.

Ottavia e Vincenzo sono come bambini che quando hanno fame, hanno FAME.

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Primo step è riconoscere che in amore non questione di idealismo e di mente aperta ma essere ciò che si è.

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“Sono ciò che Sono” è un Nome divino nella tradizione cabalista.
Questo Nome è un gradino dell’immensa scala che ognuno È.
Sono ciò che Sono è un ineludibile stato di fatto della tua condizione attuale che è divina in ogni attimo della tua esistenza.

L’unica cosa che conta per “Sono ciò che Sono”, è chi e come sei davvero, non che idea hai di te o che idea ha su di te il tuo partner.

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Ho conosciuto lo stato emotivo che Ottavia e Vincenzo, stanno vivendo.
Ho aiutato più di qualcuno in quel medesimo stato.
Personalmente so del non dormire, del piangere a nastro, dell’incredulità, della gelosia, del panico e della rabbia e voglio cercare di aiutarli, loro e chi leggendomi si sentisse affine alla loro storia.

Voglio dirti cosa ho scoperto vera per me e che è stata vera anche per chi ha seguito il mio percorso #ÈOraDiAmare.

Il momento che Ottavia e Vincenzo vivono non è risolvibile “psicologicamente”, per ora.
Il momento del crak non è quello della comprensione sulle dinamiche emozionali.

No.

Non è il momento dei perché della coppia e dei singoli partner.
Quella comprensione verrà dopo, come quella su mamma e papà, i principali motori magnetici dell’identità affettiva di ognuno di noi.
Nel momento del crak è urgente lavorare per ricostruire innanzitutto la propria identità energetica.

Il proprio uovo vitale.

Il confine della Grande Pelle che avvolge ogni persona. Il campo aurico.
Il luogo dove il Te Stesso è a casa sua, libero di nuotare.

*

Immaginati come un essere ciliato.
Migliaia di filamenti lunghissimi sono l’invisibile parte di te che esplora il mondo. Sono fili sottilissimi ma saldamente attaccati a te. Ti offrono informazioni sottili sull’ambiente, ti danno la risposta su come adattarti al mondo attraverso le emozioni. Cercano il tuo nutrimento attraverso la fame e ti difendono dai pericoli con la paura.
Nelle relazioni erotiche, l’amore è eroticissimo anche quando è “bianco”, questi filamenti si ancorano a quelli di un’altra persona. Non è nemmeno necessario che inizi una relazione, basta il semplice desiderio, la tua proiezione amorosa su un’altra persona per creare un circuito chiuso.
Quando la relazione erotica si fa più completa, amorosa, sessualmente felice, emozionalmente appagante, progettuale nella vita, i sottilissimi fili diventano funi che avvincono gli innamorati in un legame elettromagnetico del quale spesso sono inconsapevoli.

Il tradimento, il “chi sono” nella coppia che vive questo evento, è una tempesta elettromagnetica che si scatena PER ENTRAMBI, e scorre nelle funi che li lega.
Attraverso le funi del rapporto passano informazioni nuove.
C’è qualche cosa di estraneo che il sistema elettromagnetico di entrambi deve integrare.
Il “terzo”, o la sua presenza immaginale, viene a fare parte del campo energetico di entrambi.
Questo sconvolgimento a volte, non sempre, fa soffrire acutamente.

Personalmente, anni fa, ho sofferto profondamente per l’infedeltà del mio compagno.
Vivevo episodi di chiariudienza. Sentivo la sua voce che si infilava nella mia vita come una radio che si accendesse e spegnesse a suo piacimento.
Avevo visioni, non semplici sogni, della sua realtà.
Piangevo come se attraverso le lacrime avessi potuto annegare, estinguermi.
Vivevo molto male.

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Allora ero nei PERCHÉ.
Perché io, la mia storia e bla.
Perché lui e la sua storia e bla bla bla.
Non ne venivo fuori.
Credevo di essere “fuori come un balcone” PSICOLOGICAMENTE e quindi cercavo di capire le RAGIONI del mio stare.

In realtà non ero così fuori psicologicamente, tutto sommato ero “a piombo”.

Il problema è che ero fuori ELETTROMAGNETICAMENTE, MI SENTIVO QUASI POSSEDUTA, INVASA MA IN REALTÀ ERO IO CHE ABITAVO IN UN CORPO ETERICO CHE NON ERA IL MIO.
Non riuscivo a rientrare a “casa mia”, chiudere il contatto.

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È stato così finché alcuni Maestri non mi hanno aiutata a uscire dal PERCHÉ per entrare nel COME.
COME ricominciare a ricostruire me stessa, non perché.

COME fare.

Ti passo una sintesi delle regole che ho ricevuto e praticato. Non sono tutte. Sono inizi, primi passi.

1) Agisci, non pensare.
Se ti trovi imbambolato più di mezz’ora, pulisci il pavimento.
Se passi le serate a controllare il cell. o i social, dipingi, scrivi, fai arte.

2) Cammina a piedi scalzi.

3) Stai sola, solo.

4) Non rincorre l’altro. Devi prima riprendere il tuo spazio interiore.

5) Cucina usando tutte le mani: pela una melanzana tenendola nel palmo come se fosse un bambino.

6) Dormi con le patate in mano perché assorbono l’eccesso di energia lasciandola fluire.

7) Fai cose nuove per informare il campo elettromagnetico che c’è vita anche fuori da Marte e Venere.

8) Bevi acqua, tanta acqua. L’acqua è medicina.

9) Piangi senza ritegno perché gli scuotimenti del pianto sono una straordinaria cura elettromagnetica.

10) Scuotiti, tremando come un coniglio, per lasciare che il flusso vitale riprenda a circolare fuori dall’ interno.

Lavora sul corpo, il quale sa cose che la mente psicologica ci mette anni a comprendere.

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Ho fatto tutte queste cose, e piano piano la convivenza energetica con il mio ex è scemata.
Sono ritornata Olivia in Olivia.

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Ecco.

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Da tempo ho deciso di aiutare, anche esponendo il racconto di me stessa, coloro che vivono questi fenomenali sconquassi amorosi attraverso il percorso #ÈOraDiAmare, che ho creato appositamente.

Parlo di fenomenali sconquassi perché attraverso di loro ti avvicini alla parte più profonda di te stessa o di te stesso.
Quella parte che non sapervi di avere, che si presenta a te come l’estraneo del triangolo.
Quella parte che impara a “stare in sé”, ad amare amandosi, oltre il dolore, la tristezza e il pianto e che piano piano con gentilezza e amorevolezza si incammina verso la sua gioia, la sua pienezza e l’armonia.

Ti auguro che tutto in te sia Amore e non solo cacio sui maccheroni.

Con affetto

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