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Questo inganno emotivo deriva dalla tendenza di attribuire ad altri le nostre percezioni e convinzioni.

Anna mi racconta:
Quando ero spostata e tornavo a casa stanca, mi sarebbe piaciuto che il mio compagno mi avesse preparato la cena apparecchiando la tavola con cura.
Ricordo ancora la delusione e l’amarezza nel trovare la cucina completamente fredda. Reagivo in modo accusatorio e sdegnato: “Ma ti rendi conto che non ce la faccio? Ma mi vedi? Inasprivo la serata in modo non ricattatorio e villano, senza peraltro, riuscire ad esprimere i miei bisogni ma soprattutto senza ottenere l’aiuto desiderato.

Sentire disattenzione e mancanza di cura a volte è un vero e proprio imbroglio del proprio pensiero.

Ogni essere umano ha costruito il proprio comportamento in modo del tutto individuale attribuendo nessi causali agli eventi secondo il suo carattere e il suo stile emotivo. Ogni persona reagisce ai fatti della vita in modo assolutamente unico e non ripetibile.

Anna ha scoperto che il proprio compagno, proprio come lei, tornava a casa cotto dal lavoro e, proprio come lei, avrebbe voluto trovare la cena pronta.
Così faceva sua madre e gli pareva di avere diritto ad ottenere lo stesso trattamento che aveva ricevuto suo padre.

In questo caso è bastato indagare più approfonditamente cosa sentiva e desiderava il compagno piuttosto che continuare a perorare la sua causa.

Soluzione?
Una cuoca tre volte alla settimana.

Le vittime della trappola emotiva delle aspettative soprattutto sono soprattutto coloro che hanno molta tendenza al giudizio e che posseggono forti convinzioni etiche e morali, del tipo: è giusto, non è giusto.

Queste persone, (ci sei dentro anche tu?) hanno molte aspettative semplicemente perché non riescono a intravedere la possibilità che la realtà possa essere diversa da quella che si rappresentano e non riescono a immaginare che ognuno possa agire, o reagire, secondo un suo proprio schema e una sua logica.

Quando l’amore, la fiducia, l’immaginazione legano ad un’altra persona è molto facile che l’aspettativa faccia la sua marcia trionfale nel mondo emozionale.

La fusionalità, tipica dell’amore, l’impegno reciproco nel costruire un “mondo insieme” e il desiderio di unione, esasperano la tendenza a proiettare sull’altro ciò che vorremmo fosse fatto.

In altre parole, l’aspettativa si costruisce quando ti si aspetti che l’altro faccia esattamente quello che, in una certa situazione, faresti tu.

La reazione ad una aspettativa delusa può essere devastante. Delusione, rabbia, atteggiamenti ricattatori e vendicativi sono i frutti amari di questa esperienza emotiva.

Ecco il racconto di Nanda.
M., il compagno di Nanda, era andato ad un matrimonio di amici. “Non si è fatto sentire per tutto il giorno e io ci sono rimasta molto male perché mi aspettavo che lui mi scrivesse o mi mandasse delle foto. A questa frustrazione estrema rispondo in modo molto aggressivo e poi smettendo di rispondere alle sue chiamate il giorno dopo per molte ore finché, dopo l’ennesimo tentativo di contattarmi, decido di rispondere dicendo che ci sono rimasta male, che sono arrabbiata, non ho voglia di vederlo.
Lui ci resta male e ribatte dicendo che si scusa e che non ci ha pensato al fatto che io potessi sentirmi esclusa, causando così in me una frustrazione ancora più grande: dimenticanza=abbandono! 
Qualche ora dopo mi scrive che non è vero che non mi ha pensata infatti mi ha preso un regalo, un vestito che mi starà molto bene. Io rispondo in modo freddo e distaccato, lui ci resta male e si allontana.
Un cane che si magia la coda.
In quel momento la mia aspettativa che lui si comportasse come IO desideravo facesse era talmente forte che non sono stata in grado di osservare la sua modalità di cura nei miei confronti, completamente diversa dalla mia.
Io mi aspettavo messaggini e foto, lui non si è fatto sentire ma mi ha preso un regalo.
Mi rendo conto che spesso le aspettative prendono talmente il sopravvento che creano una sorta di patina che non mi permette di vedere oltre quello che io voglio in quel momento facendomi perdere anche il bello che c’è in quel momento.

 Nanda aveva “proiettato” la sua visione della realtà sul comportamento di M. escludendolo di fatto dalla libera esperienza di quel particolare evento della sua vita.
Senza volerlo Nanda ha precluso a M. la possibilità di sentirsi libero e autonomo.
Nanda conclude il suo racconto con questa frase:

Le aspettative di fatto escludono l’altro e quindi spesso generano frustrazione, capricci, tristezza e a volte rabbia. 
evidenziando come il sentimento di abbandono, che deriva da una aspettativa delusa, sia una conseguenza non desiderata di un desiderio di attaccamento che sfibra la realtà e l’indipendenza dell’altro.

***

Nota che spesso la trappola dell’aspettativa funziona anche “contro” di te.
Quante volte ti sei sentita vittima di attese erronee da parte del tuo partner?
Quante volte ti dici che sarebbe giusto fare, o non fare, quella cosa?
Quante volte hai scelto la via più facile e meno stressante di fronte ad una scelta che avresti sentito migliore per evitare di fare fatica o per paura delle conseguenze?

Il nocciolo di questo inganno cognitivo risiede nella scarsa capacità di assumere diversi punti di vista nella valutazione della realtà.

Nella tua relazione tendi a parlare di più tu?
Ti descrivi più di quanto non cerchi la descrizione che fa di sé il tuo partner?

 Per uscire da questo inganno relazionale è necessario fare più domande, indagare la percezione degli altri sulla realtà, osservare le loro reazioni naturali agli stimoli.

Ti capita sovente di “correggere” la visione o la percezione del tuo partner di fronte ad un evento?
Banalmente anche il commento a un film o ad una conversazione.

Aumentare i punti di vista, immedesimandosi in quelli altrui, è un grande esercizio per limitare il danno da delusione, la sensazione di abbandono, e la frustrazione quando l’altro non si comporta come “dovrebbe”, ovvero come è atteso di fare.

In sintesi, aumenta il tuo grado di simpatia per l’altro, cerca di arricchire il tuo parco emozionale con le possibili reazioni di chi conosci e che tu stimi.

Prova a immaginarti come se tu fossi un animaletto con una visione frontale e periferica più ampia.
Che animaletto ti viene in mente?

 Con amore Olivia

 

 

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