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Lacrime di latte liberano la mia sete da una tenerezza impossibile.
Come porre accordo fra urlo e canto?
Cristalli pungono le temperature ardenti del cuore
Sabbia sotto i piedi di luna nel deserto d’amore
Stelle cieche. 
Io che, bambina, già piango pioggia.

***

 Nel singhiozzo non passa aria.

Lasciati soffocare per un attimo.
Lascia che la tua pancia tremoli al ritmo del respiro che ti manca.
Lascia che muco e saliva viscidamente facciano fiume sulla tua faccia di lumaca arcaica.
Chiama ciò che è dio in te.

“Sì, tu! Ehi tu! Che mi dormi nella pancia, svegliami dal sogno di sono-quello-che-non-sono. Piangerò finche non mi ascolti. Crepiterò nel mio dolore come un fuoco senza legna finché, finché finché …
Angelo delle lacrime senza nome, angelo dei dolori lontani, angelo dei piedi che calpestano il mondo, angelo dell’amore, angelo tuo e angelo mio, angelo del rispetto, aiutami.
Dammi lacrime da piangere finché io, umida della fiamma d’amore, non avrò ali.
Per amore d’amore.”

***

רמע Dimah significa lacrima.
Con questa parola in ebraico si dice anche piangere e gocciolare d’uva e di olive;
Nella tradizione cabalista le lacrime sono dette “sangue dall’occhio”.
Le lacrime, come il sangue, sono un DNA non genetico ma spirituale.
Nelle lacrime si rivela il tuo bisogno nascosto, la tua gioia mancata, la tua potenza in divenire.
Le lacrime, gocciolio d’anima, sono un secreto interiore: ciò che è destinato a diventare il distillato dell’uva che sei, ciò a cui dio dà ascolto.
Chi sa piangere su se stesso e sulla sua pochezza, ha veramente esaminato la sua condizione. Piangere autenticamente su di sé, non è il vuoto piagnisteo del vigliacco della vita, la perenne lagna degli scontenti ma l’esito di un atto di vero coraggio, il modo lento silenzioso e mormorante di chi sta rivedendo la propria vita

Forse è sulle tue lacrime, quando ti avranno sommerso,
che potrai infine camminare

Le lacrime, il tanto piangere, è uno sprofondo nel quale non cadi diritta e veloce.
È un abisso dal quale vieni avvolta come da un manto travolgente e penetrante.
L’acqua delle lacrime si fa da dentro, poi sale ai fianchi, sino alla bocca, esce dagli occhi, dilaga sino a riempire le orecchie. E quando sommerge, ti stacca da terra costringendoti al volteggio delle braccia che remano in un mare salato come ali aperte.
Tu che piangi e gridi non hai più presa.
È la marea che ti impone la sua direzione, il dimagrimento, l’insonnia.

Piangere ti getta in una profondità nemica collosa e pervicace.
Ogni lacrima è un avversario del passato che ti stringe fra muri liquidi e chiusa.

Una goccia di lacrima per ogni delusione, dolore, perdita.
Sono questi i tuoi nemici, i sepolti d’acqua, i dolori antichi che impediscono alla tua vita di prendere ossigeno.

Piangi, lasciali uscire. Liberali dalle segrete. Mettili alla luce. Dona a loro libertà.

***

Se non riesci più ad agire, a pensare, a dormire e pensi che “così non va bene”, rilassati.
Così va benissimo.
Non puoi bucare l’acqua a colpi di sciabola. Non più che spostare le nuvole con una gomena.
Non lottare con le tue lacrime. Loro, nonostante, scorrono, piovono, cristallizzano, ghiacciano, ardono, commuovono, creano, chiamano, puliscono e , se ci fai caso, ti benedicono.

Fai di questo tuo lacrimoso giorno qualcosa di nuovo.
Metti tutta la faccia nell’acqua del mare, della vasca da bagno o di un catino.
Sott’acqua, a voce alta, rivolgiti allo spirito delle lacrime
dì ad alta voce “affinché, affinché, affinché..”
Cerca di pensare a niente e fai le bolle.

Ora, per favore, scrivi la tua preghiera delle lacrime.
Con amore
Olivia

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