L’inadeguatezza è un sentimento che si manifesta di fronte a relazioni, compiti o funzioni determinanti.
Nasce la prima volta che: non sei stata capace di …
Oppure quando sei stata accusata
Oppure hai fallito un tuo obiettivo
L’inadeguatezza è legata alle emozioni di carenza: inefficacia, insufficienza, manchevolezza.
Quando l’inadeguatezza compare nel panorama affettivo solitamente è vissuta in modo totalizzante, è capace di assorbire, annullandole altre emozioni perché il sentimento di insufficienza o sproporzione rispetto agli scopi o alle esigenze richieste, è divorante.
Un aspetto dell’inadeguatezza è che, pur essendo un’emozione molto intima, essa è relazionale.
Il sentimento dell’inadeguatezza è sempre relativo alla relazione: con il genitore, con il partner, con il superiore gerarchico. Infatti, l’inadeguatezza è legata alla cooperazione.
Per questo ti consiglio di cogliere l’aspetto sinergico di questa emozione.
Quando ti sei sentita inadeguata?
Fai un rewind della tua vita, emerge una scena particolare nella quale sai di avere vissuto “per la prima volta” questa emozione?
Un’azione sinergica combina contemporaneamente più elementi raggruppandoli in una stessa attività, come per esempio è sinergico l’effetto combinato di più farmaci.
Ecco un esempio. In medicina la mancanza o l’inadeguatezza dell’azione sinergica di sistemi fisiologici, come per esempio i gruppi muscolari, scheletrici o circolatori, determina malattia o dolore.
Perché tutto questo è significativo?
Perché nel dimenticare che l’inadeguatezza è un sentimento relazionale, probabilmente ti assumi tutto il peso del fallimento di ciò che ti sta a cuore dimenticando che questo ti riguarda solo in parte.
Come mai accade questo?
A volte accade perché hai pensato o desiderato di essere così determinante nella relazione, da pensare che TU, da solo o da sola, potessi farla andare nel migliore dei modi.
Spesso l’eccesso di presunzione nelle proprie capacità è l’esito di un sovrainvestimento affettivo nato in seno alla famiglia.
L’esempio tipico è quello del bambino che è stato blandito con complimenti esagerati: “Sei bravissssimoo” rispetto a situazioni, ordinarie oppure quello minacciato: “se non fai il bravo io sto male”. Questi bambini sono portatori di uno “zaino” di falsa potenza e coltivano un’immagine dilatata di sé che, nella vita adulta, metterà come carico sulle proprie spalle la sproporzione del valore della relazione, la sua eccedenza, ciò che in realtà non dipende da loro.
Se questo pensiero ti tocca, il sentimento di minorità che ora provi è solo l’esito di un precedente senso di maggiorità.
Raccontami come vivi l’inadeguatezza.
Una conseguenza caratteriale dell’inadeguatezza è il suo sfociare in testardaggine e in manifestazioni di orgoglio il cui fine è l’affermazione del proprio potere personale per compensare la frustrazione.
Il sentimento di inadeguatezza è avvertito da chi ne soffre come una perdita di potere sul mondo: “Non riesco a fare ciò che desidero nonostante tutto il mio impegno.”; “Non ho la libertà di fare quello che desidero”. La sensazione di impotenza scivola verso la castrazione, la frustrazione e l’umiliazione. Scompare la fiducia nel mondo, il quale diventa un luogo ostile.
Mano a mano che frustrazione e umiliazione aumentano, aumenta anche la testardaggine, l’insistenza, il tentativo di riposizionare il proprio valore attraverso atti di potenza, di determinazione, di “scelte” drastiche e difficilmente sostenibili. L’ostinazione orgogliosa e la caparbietà tentano di dare nutrimento al Sé ferito e sconfitto alimentando così la convinzione che il mondo sia “sbagliato”, “contro”, peggiorando di fatto il sentimento di sconforto.[1]
Come vincere la sproporzione di questa emozione?
Riprendendoti la tua parte.
Solo la TUA parte.
Accettando il limite di non essere totipotente.
Accettando di non poter cambiare quello che non ti compete.
Imparando ad accettare che le cose sono così come sono.
Accettare che ognuno è temporaneamente portatore di sensazioni scomode.
Tommaso Moro nel 1400 pregava così:
“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.”
Buon lavoro
Con amore
Olivia
[1] A.H. Almas “L’enneagramma delle Idee Sacre” pag. 123