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Sensazione di vuoto
Il Vuoto spirituale e il vuoto psicologico

Nelle discipline esoteriche, sia d’oriente che d’occidente, il VUOTO è lo spazio dentro al quale ogni cosa accade, in altre parole è il luogo della creazione.

Farsi vuoto, diventare il vuoto, spiritualmente parlando, significa farsi casa di potenze numinose[1], dando loro la possibilità di comunicare con te e facendoti co-creatore del mondo, artista dell’universo, parte dell’imago mundi, mago nel senso più nobile del termine.

Vivere il vuoto equivale ad essere nella condizione di interagire con il NIENTE che genera il TUTTO.
Il vuoto è il luogo mentale dal quale puoi liberare il tuo Essere spirituale dalle catene del dover essere temporale.
Il vuoto creativo, per le grandi mistiche orientali e occidentali, è il fine illuminato di ogni essere vivente.

Gli artisti sono una manifestazione di questa possibilità.
Abituati ad esplorare il VUOTO sanno come farsi coppe per ricevere visione.
Loro sono i grandi Maestri del Cambiamento.

Molti anni fa ho fatto un viaggio spirituale con un gruppo di iconografi nella parte della Grecia attica ortodossa. Io non dipingevo icone ma ero molto curiosa di comprendere cosa un’icona significasse veramente. Se avrai modo di guardare una icona ti accorgerai subito che l’immagine raffigurata, apparentemente sempre uguale a tante altra, ti parla. Potresti sorprenderti nel provare una sorta di commozione, o altra emozione.
Questo è dovuto al fatto che le icone sono opere ispirate, solitamente dipinte da preti e frati che possono lavorarle solo in determinate condizioni molto precise, a volte solo in certi periodi dell’anno. I colori vengo preparati alchemicamente da pietre macinate, da fermentazioni di vegetali ed esposte alla Luna.
Gli iconografi ortodossi, prima di accingersi a dipingere un’icona cercano il vuoto necessario a riprodurre l’immagine dell’icona senza aggiungere nulla di proprio.
Non un colore, non un cambio di postura. Nessuna interpretazione.
Il valore dell’icona deve essere completamente transpersonale.
Infatti, se l’autore “compare” in una pennellata o altro dettaglio, l’icona non è più tale, ovvero una fedele raffigurazione del divino ma una semplice opera umana.

Ho saputo che alcuni frati prima di accingersi a dipingere una icona fanno uso di droghe, vino o altre sostanze, oppure alterano volontariamente il ritmo del sonno, o praticano digiuni.
Il fine di queste pratiche è di liberare la mente e svuotarla dalle emozioni personali che inquinerebbero il dipinto per mettersi nella totale ricezione dell’energia creatrice che attraverso le loro mani produrrà l’icona.

Nella tradizione cinese il vuoto è il senza limite.
Il vuoto è la condizione ideale per gli elementi di comportarsi secondo la loro natura.
Il vuoto supera la condizione duale degli opposti.
Il vuoto è lo spazio aperto alla possibilità.

Nella Qabbalah, la tradizione mistica dell’ebraismo, il vuoto è determinato dalla auto-concentrazione di Dio, un processo molto particolare: lo tzimtzum.
Dio, per fare la creazione, deve ritirare la sua onnipresenza dallo spazio  lasciandone uno SPAZIO VUOTO, così che lì, possano venire ad esistenza forme di vita autonome e indipendenti.

Il vuoto è quindi lo spazio dove si attua la possibilità di ricevere.
Il vuoto è il luogo dell’ascolto.
Secondo la tradizione, la Luce dell’esistenza viene riversata nel VUOTO il quale trasforma, attraverso il prisma la luce del BUIO nella luce d’arcobaleno del Paradiso Terrestre.

Il processo della guarigione cabalistica è molto legato al vuoto.
Le parole ebraiche hanno più di un significato e la parola “vuoto”, chol  lamed chet, dice anche “profano” che significa “fuori dal tempio”.
Puoi avere fede in qualsiasi cosa, purché rappresenti un valore per te, perché la guarigione consiste nel riempimento di quel vuoto spirituale con qualche cosa che per te sia importante.

L’ambìto spazio del VUOTO quando non è sorretto dalla fede, da anticamera del paradiso, PUO’ FARSI LUOGO DI MALATTIA, PENA, DOLORE.
Il vuoto, da alto spazio spirituale può diventare una croce emotiva, una delle stanze preferite del dolore esistenziale.
Quando il vuoto non è sostenuto dall’INTENZIONE DELLA CREAZIONE, presenta il suo lato oscuro, dolente: i sentimenti di perdita, l’assenza, il lutto, la mancanza. L’incapacità di sentirsi parte del processo vitale.
Ecco perché, in tempo di crisi, è molto importante trovare uno spazio artistico al fine di aiutarsi a ridedestarsi dal torpore che il vuoto psicologico determina.

*

Il vuoto, la sensazione del vuoto, ha quindi due possibilità alternative: il paradiso o la malattia.

Dato che il vuoto non resiste a lungo, poiché è nella sua natura di essere riempito, o lo si colma di creatività, intenzione felice, aspirazione alla gioia e alla felicità, desiderio di vita, collaborazione, con gli altri, oppure il vuoto sarà invaso da spossatezza, malattia fisica, depressione, inerzia, apatia.

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Psicologicamente il vuoto si accompagna a sentimenti di assenza, nostalgia, fallimento, mancanza di prospettive stimolanti, fino a toccare i colori dell’apatia, del desiderio di morte.

La meccanica del vuoto spirituale e di quello psicologico è la stessa: il vuoto compare per effetto di una assenza, di una carenza.
Il vuoto psicologico compare quando il tuo “sistema” entra in allarme per effetto di una emozione troppo dolorosa per essere sopportata.
Il vuoto è una strategia difensiva che nel breve periodo ti è utile, esattamente come è utile fuggire davanti a un pericolo oppure dormire per rigenerarsi.

Il vuoto ti è stato amico perché ti ha permesso di gestire il dolore anestetizzando il tuo sistema emotivo per permetterti di essere presente alle cose essenziali della tua vita.

Accade fin troppo spesso però che le risposte emotive adatte alle emergenze, diventino abitudini del sistema affettivo.
Per paura di riprovare quel dolore, l’inconscio tiene acceso il tasto rosso “vuoto on” anche ben oltre il tempo della sua utilità.

Ora tu vivi l’esperienza del vuoto nel suo aspetto dolente e oscuro.
Ti senti spenta, o spento.
Annoiata, stufo e non sai come riguadagnare vitalità.

Se davvero vuoi riprendere un tono più energico e vitale devo però avvertirti: muovere il vuoto significa togliere la coperta di protezione al tuo dolore che, per quanto sia ormai radicato e antico, pulsa ancora.

Hai coraggio?
Vuoi metterti allo scoperto?

Sì, dai!!

La vita è bella e il dispiacere ne è solo una temporanea espressione.
Far sì che non duri inutilmente è tua cura e tua scelta.

Per questo ti invito a non dimenticare le potenzialità del vuoto:
creazione, libertà, espansione, gioia, felicità.

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Come cercare e trovare la luce del vuoto?
Eccoti alcune riflessioni che derivano sia dalla mia personale pratica che dall’osservazione di persone che ho aiutato.

Nel vuoto è facile che i pensieri si facciano ossessivi, ripetitivi, senza creatività.
È COME SE IL VUOTO DIVORASSE L’AZIONE, ANNULLANDO LA SPINTA AL CAMBIAMENTO.

Ti riconosci in questo?
Che colore mentale associ a questa emozione?

Ricordo, parecchi anni fa, di avere trascorso un lungo periodo di questo tipo. Successivamente al mio divorzio e dopo avere cresciuto i miei figli fino all’università, mi pareva di avere conquistato una sorta di “diritto alla felicità”.
Ero sorpresa di non essere corteggiata, desiderata.
“Ma come! Ho fatto tutto quello che dovevo! Ora sono libera ancora belloccia e … niente!”
Mi struggevo in questa sensazione e mi domandavo come fare per uscirne, da cosa dipendesse.
Andavo a caccia di significati esoterici, mi impegnavo in pratiche di visualizzazione e meditazione, pregavo moltissimo.
Non mi rendevo conto che quelle pratiche aumentavano la distanza fra me e il mondo, che le mie percezioni si facevano sempre più astratte e inutili a riempiere il desolante vuoto che sentivo nel cuore.

Un antidoto al vuoto è cominciare a compiere piccole azioni senza senso.
È importante che non abbiano una finalità per evitare che il tuo sistema interiore, abituato a gestire il vuoto, si allarmi troppo e metta in campo resistenze incontrollabili.
Le azioni (le sceglieremo insieme), non devono essere collegate allo scopo che ti prefiggi in questo percorso di cambiamento; perciò, se stai lavorando per riaccendere la fiamma d’amore nel tuo cuore, le azioni non riguarderanno la bellezza, l’attrazione o similari.

Un’azione senza senso, per esempio, è mettere e togliere dal ripiano sei bicchieri e rimetterli dentro esattamente come prima. Senza lavarli, senza spolverare. Mettere e togliere senza scopo apparente.

La mente si abituerà piano piano a non rimanere inerte, a non dovere sempre cercare un “buon motivo” per agire. Ti permetterà poco alla volta di Agire.

*

G. una persona che ho sostenuto nel suo percorso È Ora Di Amare ha descritto questa esperienza.
Visualizzo un muro di mattoni.
So che ogni mattone è un blocco, una resistenza.
C’è il mattone dello spavento.
Quello della fuga.
In basso vedo la sfiducia.
Chiusura.
Non c’è un varco. I mattoni sono saldati uno all’altro.

Ci vuole una bomba.

No. Non è questione di una bomba.
È una questione di vuoto e di vuoti e di come il vuoto abbia fatto alla mia assistita così tanta paura da cementarne ogni spazio.
Le sensazioni di spavento e fuga generano sfiducia in se stessi, la sfiducia produce spesso una inconsapevole vergogna e da lì la chiusura. Dietro al muro, dentro al muro.
La fuga da una situazione reale di pericolo si è lentamente trasformata in una fuga dalla vita, dalle emozioni.

L’antidoto in questo caso è riconoscere la sequenza e il fatto che, ad una sensazione, se ne sono incollate altre con un vincolo invisibile ma potente. È stato alzato un muro divisorio fra la tua te stessa di allora e chi sei ora.

Vorrei che tu mi descrivessi la genesi del tuo senso di vuoto.
Ogni vuotezza ha la sua particolare storia.

Per aiutarti segui questa immaginazione.
“Sei in una stanza piena zeppa di cose.
La stanza è stipata.
Mobili, credenze, suppellettili, quadri, ornamenti, libri, scartoffie, ninnoli.
Tu sei seduta al centro e osservi tranquillamente gli oggetti che ti circondano.
Uno per uno.
Ad un certo punto un oggetto comincia a parlarti.
Anche un altro oggetto emette un suono.
“Ho bisogno che mi spolveri”
Le voci si sovrappongono.
“Sono stufo di stare in questa posizione”
“Ho caldo, sono troppo vicina al sole”
“Sono vecchio e malandato, voglio che mi butti.”
Ascolta le voci di tutti mentre il suono si fa via via più alto.
Le parole si confondono e si fanno indistinte.
Tutti ora blaterano, lallano, neniano, cantano, si lamentano.
Ti sommergono.
Non puoi accontentare tutti.
Non riesci a pre
Adesso urla:
ADESSO BASTA!!! SILENZIO!!!”

Ora, ritirati, osserva, ascolta te stessa, senti, percepisci.

Attendo le tue osservazioni su quanto hai letto!
Con amore
Olivia

[1] numinoso: Esperienza del sacro; pervaso da un’aura sacra, che ispira timore, soggezione e reverenza

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