Gelosia
Gelo-sia
Il significato letterale della parola è: Sentimento tormentoso provocato dal timore, dal sospetto o dalla certezza di perdere la persona amata ad opera di altri.
Gelosia deriva etimologicamente dal greco dove significa “brama, desiderio”.
Chi per avventura nella sua vita ha sofferto di gelosia, sa bene quanto questo sentimento sia cupo, assorbente di ogni altra emozione, paranoico, vendicativo, violento, arrabbiato e quanta sofferenza senza requie porti all’animo.
Quante notti a occhi aperti con i pensieri affollati da immagini fosche, perturbanti se non addirittura perverse. Quanto vicina alla follia e all’impazzimento è la gelosia!
Se stai soffrendo nelle morse della gelosia, è importante che tu tratti questa profonda emozione di disagio con amorevolezza, con la delicatezza che riserveresti ad un bimbo fragile che sta affrontando il suo primo dolore da separazione. Immagina lo spaurimento della prima volta che non hai trovato tua mamma al tuo fianco.
La gelosia pone proprio lì, nello spazio di tempo, immanente nella memoria, del tuo primo confronto con la solitudine e con la convinzione che a quella condizione non ci sarebbe stata mai fine.
La gelosia nella coppia compare quando il rapporto si fa incerto, quando il progetto di vita non è più condiviso, quando temi di perdere la posizione di priorità affettiva nel cuore di chi ami.
Non sempre, però, la gelosia si scatena con un concorrente amoroso, si può essere gelosi anche di un lavoro, un hobby, un familiare o altro.
La gelosia, come tutte le emozioni di dolore, ha una funzione molto importante.
Osserva il suo effetto.
Nel momento in cui temi di essere abbandonato, la gelosia ti rende presente continuamente il partner, facendo aumentare nella tua mente la percezione della sua presenza e compensando così l’ansia e il timore di perderlo.
La gelosia è un’emozione strategica in quanto ti protegge dalla sensazione del vuoto abbandonico, aumentando in te la presenza mentale del partner sfuggente.
Ora osserva il funzionamento della gelosia.
Sei fissata, o fissato. Il partner è onnipresente nella tua mente. In ogni momento, nelle le comuni attività della giornata, compare il suo volto. Ti domandi cosa stia facendo, con chi se la sta spassando. Il partner non “abbandona” mai la mente, la possiede esattamente come tu vorresti essere posseduto dal suo amore.
Cominci a comprendere come la gelosia sia uno stratagemma inventato dalla tua psiche per darti sollievo?
La funzione “positiva” della gelosia nasce quando, annidata nell’anima, si fa strada la sensazione della possibile perdita del partner. Scatta così la difesa dell’inconscio che, rifiutando la sofferenza dell’abbandono e della solitudine, “tiene” il partner sempre con sé. Poco importa che l’effetto emotivo sia doloroso, quello che conta è la sua intensità che, pur in modo sgradevole, sostituisce quella del piacere che manca.
La gelosia, quindi, reifica la presenza del partner annullando, in modo fantasmatico, il suo abbandono.
Ricordo le notti nell’addiaccio del cuore.
Il pulsare doloroso del plesso solare.
Il sentimento di incredulità per quanto stava accadendo e di fronte al quale ogni immaginazione era superata da una realtà più creativa della mia peggiore fantasia.
Ricordo le preghiere, i rosari alla Beata Vergine Maria, i mantra, i tentativi di ricostruire nell’immaginazione un mondo nel quale ancora mi andasse di abitare. Non riuscivo però a partorire una qualsiasi idea di futuro che avesse per me almeno una scintilla di luce.
Ricordo di avere descritto le pieghe del mio dolore 108 volte sui grani del mio rosario buddista di Amma. Ci ho messo un pomeriggio intero a formulare in ogni dettaglio il contenuto della mia scontentezza, accusando il divino di non avermi in cura, né considerazione. È stato lo sfogo più impotente della mia vita e al contempo il contatto più abissale con il mio dolore.
Un terapeuta mi diede allora una chiave: “Non scacciarlo, non scacciare il pensiero di questo uomo. Quanto il tuo essere lo chiama, tienilo vicino a te. Fatti fare compagnia dal suo apparire. Solo così il tuo dolore si placherà e un poco alla volta riuscirai a trovare pace e vita.”
L’ho fatto. Ho tenuto vicino al cuore ciò che avrei voluto lontano con la mente.
Piano piano il contrasto fra mente e cuore si è placato e le notti si sono fatte più serene.
Il suggerimento ricevuto è stato salvifico. Tante volte l’ho distribuito a chi si trovava nella stessa condizione di dolore.
Nel caso tu stia vivendo la fase del dubbio nella tua relazione e tu stia soffrendo di una “gelosia cieca”, non supportata dal sapere la verità, ti faccio notare che chi soffre di gelosia è di fatto già nel pieno dell’energia del tradimento poiché, che sia reale o immaginato, poco conta in termini di emozione vissuta.
Quello che importa è la potenza, la forza della sensazione che provi.
*
L’origine del sentimento della gelosia, è molto legato all’infanzia quando la dipendenza dal genitore, la madre prevalentemente, è massimo. Tutto ciò che distrae la madre dal soddisfare il bisogno di nutrimento del bambino, è fonte della sua gelosia. Il bambino tenta di avere per sé la totalità della sua fonte di amore e alimentazione non solo fisica ma anche affettiva.
Qualsiasi condivisione dell’affetto della mamma con altri è una minaccia di fame e solitudine.
Per questo nell’affrontare il dolore di gelosia è importante che tu trovi rassicurazione, rasserenamento.
Occorre disattivare il meccanismo lotta-fuga-contrattacco che è un meccanismo di difesa primordiale e spesso irragionevole. Occorre riconoscere la memoria infantile che ancora soffre dell’abbandono. Abbandono che spesso, non sempre, tale non era, bensì solamente la necessità di separazione e autonomia fra parti molto co-dipendenti quali sono madre e figlio.
La prima comparsa di questo sentimento ha origine in seno alla famiglia e riguarda o l’altro genitore oppure i fratelli, i classici rivali nella conquista della sicurezza di vita e nella futura catena ereditaria.
Per questa ragione, se soffri di gelosia, è bene fare un passo indietro nella tua storia affettiva e rassicurare quella parte di te che è rimasta reclusa nell’insicurezza d’amore e nel pericolo affettivo.
La ragione per cui la sofferenza per la gelosia è tremenda risiede nel fatto che questa tocca l’idea che hai del tuo valore.
Qualcun altro “è meglio di te”, più seducente, intelligente, giovane, bello o bella.
Il dolore da gelosia nasce dal confronto, dal suo condizionamento a non considerare se stessi come essere unico, irripetibile. Il confronto fra sé e gli altri, risponde alla logica della competizione e del rapporto fra vincita e perdita. Una logica che continuamente tocca il sentimento di fiducia in se stessi trasformandolo in umiliazione e frustrazione.
Indaga quante volte usi queste o similari locuzioni: “tu non mi ami”; “ho perso tutto”; ha vinto lei”; “io non …”; “eppure io sono molto meglio”.
Stana in te la tua sete di “farcela”, rivela a te stessa, o te stesso, quanta parte di orgoglio ti spinge a lottare per qualche cosa che forse non ti interessa nemmeno più tanto.
Domandati se, cercando la mancanza d’amore nel partner, tu non stia in realtà celando a te stesso la tua stessa mancanza d’amore.
“Quando accendi una candela in una stanza buia continui a cercare l’oscurità, giri in tutta la stanza e non la trovi. Eppure, l’hai cercata alla luce di quella candela ma non la trovi. Non riesci a trovarla perché con quella luce, l’oscurità non esiste più. Era semplicemente un’assenza di luce. [1]”
Così e l’amore!
Per uscire dalla gelosia, scappare, chiudere la relazione, dirsi “io merito di più” , “lui-lei è uno stronzo”non risolve la situazione perché la fuga lascia intatto il dolore.
Paradossalmente invece, aiuta lasciare che l’amore che si prova per l’altro non venga inibito.
La visione amorosa dell’altro come persona che cerca la migliore strategia di adattamento alle sue esigenze di vita e non come “bastardo-bastarda”, “traditore infedele”, “pusillanime”, “insicuro”, “infantile” e quanto altro, ti aiuterà a trasformare il risentimento in maturità emozionale.
Ok. Ci lavoreremo sopra.
Segnati i punti di questo scritto che ti toccano.
La gelosia ha molte possibilità di cui due sono, nella mia esperienza delle relazioni amorose, quelle fondamentali.
1) La prima è la gelosia di chi è effettivamente tradito
2) La seconda è il sentimento di sospetto strisciante che inquina la relazione con dubbi e paure lontane dalla realtà del comportamento del partner.
Se ti riconoscessi nella prima ipotesi potresti trovare utile questo semplice ma potente stratagemma.
Il bambino nella fase di divezzamento viene spesso rassicurato dalla madre ponendogli accanto un oggetto sostitutivo d’amore e presenza: un bambolotto, un peluche o altro oggetto.
Anche da adulti la strategia della sostituzione oggettuale funziona nel processo di rassicurazione. Per questa ragione, per sciogliere i morsi della gelosia, anche gli oggetti che veicolano le figure affettive che rassicurano, sono utili.
Bambole, orsacchiotti, un cuscino da abbracciare e perfino il succhiotto possono aiutare a riportare l’emozione del cuore in uno stato di tranquillità.
Scegli un pupazzo o altro oggetto come per esempio un cristallo, una fotografia, che, tu possa toccare quando il sentimento di mancanza si manifesta affinché il tuo bisogno di presenza dell’altro trovi una via diversa dalla rabbia, dalla frustrazione e dalla negazione della sua importanza.
Quando il pensiero di lui-lei compare, tocca l’oggetto, guardalo e concentrati su di esso accogliendo la presenza di quell’oggetto come reale e benefica per te.
Se invece ti riconoscessi nella seconda, allora occorrerebbe un approccio più mistico e più profondo per tranquillizzare la Grande Fame di Sicurezza che struttura la tua emozione di gelosia.
Una sensazione che aiuta a sopportare la gelosia è quella della sazietà.
Immagina di immergerti e di bere “l’acqua divina che riempie ogni bisogno” portando amore e rispetto al tuo cuore.
Questa immagine fa parte della mistica ebraica nella quale l’Acqua salvifica è anche un sostituto spirituale del latte materno che si fa veicolo di guarigione, cura e rinascita.
La gelosia[2] è una delle pietre più dure dello Sheol, il regno dei morti, l’inferno nella tradizione ebraica. Così è definita la gelosia nel Cantico dei Cantici.
Il regno dei morti è freddo e così lo è anche il sentimento della gelosia, glaciale quanto l’assenza di vita del calore, dell’amore, della tenerezza.
Il regno dei morti è di coloro che sono privati dell’amore. È però anche il luogo della rinascita, di un nuovo futuro possibile.
Quasi che riuscire a evolvere il sentimento della gelosia in comprensione per sé e per il partner, fosse una porta aperta verso una nuova emotività non più attaccata alla mancanza ma nutrita dalla pienezza.
Ti auguro dal profondo del cuore che questa esortazione diventi per te una ragione di vita.
Coltiva in te il circolo dell’amore buono.
Con amore
Olivia
[1] Citazione da “OSHO Il gioco delle emozioni” ed. Oscar Mondadori, pag.127
[2] La radice ebraica che dice gelosia, Qina, è composta dalle seguenti Lettere Qoph,Ayin, Nun e Aleph.
Nel percorso di queste Lettere la gelosia ha il suo luogo nelle profondità acquatiche. Qoph è legata all’incubazione nella pancia della balena di Giona, luogo di rigenerazione e di profondo cambiamento. Nun all’oceano di energia, che è al contempo acqua e sostanza eterica. Aleph è la Lettera Madre dell’Aria che si pone all’origine di ogni futuro possibile. Quasi che il passaggio attraverso la “porta stretta” della gelosia diventasse l’apertura di un futuro amoroso nuovo, retto dal principio dell’Aria e quindi dello Spirito.