La dignità consiste in una posizione privilegiata rispetto ad altre persone, a certi luoghi o agli eventi.
Per esempio: ha dignità un pianeta nel suo domicilio, che corrisponde alla posizione nella quale si esprime il meglio delle sue caratteristiche. Un ministro ha la dignità della sua posizione. Il custode ha dignità nel luogo da lui protetto.
La dignità, secondo la definizione classica, corrisponde alla nobiltà morale dell’uomo, alla sua capacità di difendere la propria condizione. Corrisponde anche all’amor proprio, al decoro, all’onore, alla buona reputazione. Al generale sentimento di rispettabilità sociale.
I filosofi parlano di dignità come quella condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana. Essendo la dignità un bene inalienabile identifica anche il rispetto che per tale condizione è dovuto ad ogni essere umano è che ogni essere deve a sé stesso.
Il contrario di dignità è: villania, volgarità, bassezza, indecenza.
È il popolano, lo sconosciuto, la nullità, lo zero.
Cosa vuol dire vivere con dignità?
Per molti è la possibilità di condurre una vita nel pieno rispetto dei propri valori, senza essere mai costretto a calpestarli.
“Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana.” (Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi, 2005 [19581], p. 19)
Dignĭtas in latino, si costruisce a partire dall’aggettivo dĭgnus, che è formato con la radice dec- del verbo decēre. Dĕcet vuol dire ‘si addice, si confà, è adeguato, è conforme (a qualcosa/qualcuno)’; allo stesso modo, l’aggettivo latino dignus, ha un primo significato neutro di ‘adatto, adeguato, che si addice’ con cui si istituisce una correlazione fra qualcosa e qualcos’altro che può avere valore sia positivo che negativo.
Così in italiano: di una persona o di un comportamento possiamo dire che sono degni di lode, ma anche di biasimo, così come un discorso può essere degno di attenzione o di critiche.
È un’accezione antica di dignità la precisa connotazione sociale e politica di chi ricopre delle cariche pubbliche. In questo senso la dignità si configura come la qualità essenziale dell’uomo politico in quanto si distingue rispetto agli altri uomini perché possiede quelle qualità morali che lo rendono adatto a ricoprire un incarico preminente nella società.
In età illuministica, nell’elaborazione di Kant in particolare, la dignità si caratterizza come valore incommensurabile che è proprio di ogni uomo. Ogni uomo infatti, nella sua unicità, possiede un valore che non è quantificabile: l’uomo non ha prezzo e “ciò che non ha prezzo, e dunque non ammette alcun equivalente, ha una dignità”
Alla parola dignità è assegnato il “compito” di delineare un nucleo essenziale di qualità che fanno dell’uomo un uomo e che, in quanto tali, devono essere tutelate, rispettate, mantenute intatte e intangibili. Un elenco ristretto di queste qualità, che si configurano come corrispondenti diritti fondamentali dell’uomo, comprende la vita, l’integrità fisica, la libertà di autodeterminarsi, l’identità.
In campo emotivo la dignità consiste nel sapere di essere “al proprio posto”, nella propria Pelle, nella realtà dei propri sentimenti ed emozioni.
Dignità è sapere di poter sostenere le proprie ragioni i propri sentimenti senza svendere ne gli uni ne gli altri poiché da una tale svendita deriverebbe solo la perdita di ciò che è importante per se.
Le nostre nonne e madri hanno le idee chiare quando ci dicono: “Non perdere mai la tua dignità.”.
Per esperienza reale o ricevuta, sanno bene quanto difficile sia recuperare il senso del proprio valore interiore dopo che lo si gettato al vento.
Anni e anni di corsi sull’autostima!!!
La dignità confina con l’orgoglio ma allo stesso tempo se ne distanzia nettamente.
La dignità non è uno scudo armato del sé, come lo è l’orgoglio, ne è la sostanza, il cuore.
La dignità tende sempre al lato migliore, a quello più essenziale, quello che unisce e non divide.
Nel nome della dignità si diventa generosi, attenti, premurosi. Si preservano insieme ai propri diritti anche quelli altrui. Si risparmia agli altri la visione delle bruttezze.
È fatale in amore avere la sensazione di avere perso la propria dignità, di avere svenduto delle parti importanti di sé.
Poco male perché spesso è proprio del cupo dolore che si prova quando si comprende fino a che punto l’abnegazione all’idea di amore ci abbia spinto che si ritrova la giusta energia di riscatto e di valore di sé.
Sapresti dirmi come intendi la dignità nei casi che seguono?
Dignitoso nella malattia è colui che …
Dignitoso nella povertà è chi ….
Dignitoso in amore è chi …
Un abbraccio dignitosissimo!!!!
Olivia